[117] Quid est autem, quod deos veneremur propter admirationem eius naturae, in qua egregium nihil videmus?
Nam superstitione, quod gloriari soletis, facile est liberare, cum sustuleris omnem vim deorum. Nisi forte Diagoram aut Theodorum, qui omnino deos esse negabant, censes superstitiosos esse potuisse; ego ne Protagoram quidem, cui neutrum licuerit, nec esse deos nec non esse. Horum enim sententiae omnium non modo superstitionem tollunt, in qua inest timor inanis deorum, sed etiam religionem, quae deorum cultu pio continetur.
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117. Che ragione c'? poi che noi veneriamo gli d?i in virt? dell'ammirazione che dovrebbe destare in noi quella
loro presunta natura nella quale nulla riusciamo a scorgere di particolare?
E' facile infatti liberarsi - e ci? costituisce il vostro vanto - dal timore superstizioso una volta tolta di mezzo la
potenza divina; sempre che tu non ritenga che si possano tacciare di superstizione uomini quali Diagora o Teodoro che
negarono dei tutto l'esistenza degli d?i. Per conto mio superstizioso non lo fu neppure Protagora che non accett?
nessuna delle due tesi, n? quella dell'esistenza degli d?i ne quella della loro non esistenza. Le opinioni di tutti costoro
non si limitano ad eliminare la superstizione che reca con s? un inconsistente timore degli d?i, ma anche la religione che
consiste in una pia devozione verso la divinit
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